10 maggio 2017

Registri vocali e meccanismi laringei


LA TERMINOLOGIA DIDATTICA DEI REGISTRI VOCALI E I MECCANISMI LARINGEI PRIMARI AD ESSI SOGGIACENTI
di Franco Fussi
(Proprietà intellettuale)
in “La voce del cantante – volume VII, Edizioni Omega Torino

La gestione dell’intera estensione di una voce implica differenti adattamenti dell’apparato vocale che occupano ambiti tonali con caratteristiche timbriche percepibili e differenziate a cui è stato assegnato il nome di registri.

Tali registri sono descritti da fisiologi, fisici, fonetisti, foniatri, maestri di canto e cantanti, che hanno in realtà etichettato col termine di registro realtà svariatissime, correlate via via a aspetti uditivi, propriocettivi, didattici, laringoscopici, acustici, elettrofisiologici, proprio perchè sono diverse le figure professionali che hanno approcciato la descrizione del meccanismo vocale utilizzando il termine per i propri scopi, con la tentazione di attribuire o collocare i registri ad ambiti tonali.

Alcune definizioni del termine hanno a che fare maggiormente con il modo in cui lavora la sorgente laringea (pensiamo ad es ai termini pieno e falsetto), mentre altre includono l’azione delle cavità di risonanza (pensiamo ai termini aperto e coperto)  o le sensazioni caratteristiche degli stimoli propriocettivi osteomuscolari avvertiti dal cantante in alcuni distretti corporei (pensiamo ad esempio ai termini petto e testa). Inoltre, sono a volte usati termini simili per descrivere fenomeni diversi. Tutto ciò ha generato grande confusione nell’applicazione del termine.

Per disambiguare il problema dei registri è necessario partire dal concetto di meccanismo vibratorio laringeo per descrivere le diverse configurazioni che il vibratore laringeo mostra lungo una estensione vocale.

L’Elettroglottografia (EGG) è una tecnica appropriata a focalizzare l’attenzione nell’ambito della sorgente laringea, in quanto basata sul monitoraggio della conduttanza tra le corde vocali durante la loro vibrazione.

Il segnale EGG è modulato secondo il contatto tra le corde vocali: più grande è il contatto, più grande è l’ampiezza del segnale EGG. La chiusura glottica, che è caratterizzata da un aumento del contatto tra le corde vocali è percepita dal segnale EGG con un rapido aumento dell’ampiezza del segnale. Viceversa, l’apertura glottica è percepita con una progressiva diminuzione d’ampiezza.  Queste rapide variazioni nel contatto tra le corde vocali si traducono con dei picchi marcati sulla derivata del segnale EGG (segnale DEGG).

In un ciclo di segnale glottico si possono così osservare le diverse fasi di movimento della corda vocale:

 Fase di chiusura (1-2): Essendo la chiusura solitamente più veloce dell’apertura, questa fase è marcata da un elevato gradiente nel segnale EGG. Il picco massimo è associato al momento di chiusura glottica completa. Fisiologicamente questo corrisponde al momento in cui le corde vocali si uniscono interamente nel margine più basso, contattandosi appunto prima in basso che in alto (differenza di fase verticale)

 Fase di chiusura (2-3): le corde vocali poi restano in contatto su tutta la loro intera lunghezza. Ciononostante una variazione nel segnale EGG può essere osservata in base al grado di contatto delle corde vocali.

 Fase di apertura (3-4): nella fase di apertura le corde vocali iniziano a separarsi dai loro margini più bassi a quelli più alti. La derivata EGG presenta un picco negativo più o meno marcato, il cui massimo negativo è associato al momento dell’apertura glottica completa, che corrisponde al momento in cui le corde vocali iniziano a separarsi anche nei margini superiori.

 Fase di apertura (4-5): dal momento che le corde vocali sono separate, il segnale è relativamente piatto.

Il quoziente di apertura, cioè quanto a lungo, durante un ciclo vibratorio, l’ostacolo adduttorio cordale è in grado di offrire resistenza al flusso aereo è definito come il rapporto tra la durata della fase di apertura e la durata del ciclo glottico.

Sappiamo dalla fisiologia che i muscoli tiroaritenoidei/cricoaritenoidei/interaritenoidei hanno azione compattante i bordi mentre i cricotiroidei, allungando la corda, riducono la massa e aumentano l’area di contatto, destabilizzando il compattamento e facilitando l’apertura.

Così, tanto più sono attivi i primi o meno i secondi tanto più il tempo di contatto è lungo (quindi la fase di apertura breve),  tanto più sono attivi i secondi e meno i primi il tempo di contatto è breve (quindi la fase di apertura lunga).

Se chiediamo a un soggetto la produzione di un glissando ascendente senza specifiche richieste di qualità estetica, possiamo osservare diversi eventi che interrompono una regolare evoluzione della frequenza visibili nell’analisi spettrografia come alterazioni delle curve armoniche correlabili ad una breve elevazione della Fo. I confini tra i meccanismi sono definiti come fenomeni di rottura o discontinuità vibratoria che possano essere individuati all’analisi del segnale EGG, indipendentemente dal fatto che siano udibili o meno.

Ci sono almeno 3 di questi fenomeni di transizione che definiscono pertanto quattro aree di frequenza che possiamo chiamare meccanismi laringei M0, M1, M2, M3.

Nella zona che copre le frequenze piu’ usate nel parlato e nel canto di uomini e donne, un glissato ascendente presenta un unico break che separa i meccanismi M1 M2. questo break compare nel segnale acustico e nel segnale EGG.

È caratterizzato da un salto ascendente di frequenza, una riduzione di ampiezza del segnale EGG e una modificazione della sua forma. La riduzione in ampiezza del segnale EGG deriva da una riduzione dell’area di superficie e del tempo di contatto dei bordi delle corde vocali correlata ad una riduzione dello spessore della corda (riduzione di massa), caratteristica del cambiamento da un meccanismo M1 a un meccanismo M2. Dunque, durante il cambio M1 M2 osserviamo sicuramente importanti e brusche modificazioni del segnale EGG, sia in relazione alla forma dell’onda EGG sia come riduzione in ampiezza del segnale.

Le diversità istologiche dei differenti strati determinano differenze della loro reciproca densità che hanno importanti conseguenze per la natura della vibrazione delle corde vocali. Man mano che la frequenza fondamentale cresce, la tensione e la rigidità nei differenti strati sono diversamente distribuite.

Potremmo allora supporre che quando viene raggiunto un punto critico, le diversità delle strutture possano indurre un disaccoppiamento tra gli strati all’interno delle corde vocali. Durante la transizione dal meccanismo M1 al meccanismo M2 il cover si disaccoppia infatti dallo strato profondo in quanto l’assottigliamento della corda vocale provoca tensione e irrigidimento di quest’ultimo  con brusca riduzione, da un punto di vista biomeccanico, della massa vibrante e causa il salto di frequenza, con successivo immediato recupero della frequenza iniziale sotto controllo neuromuscolare.. A questo ad esempio si ricollega il concetto di massa spessa e sottile nelle intuizioni del metodo VoiceCraft. È questa brusca riduzione la causa del salto in frequenza.

Un glissando discendente causa un fenomeno contrario. In questo caso, il cambiamento del meccanismo è caratterizzato da un brusco aumento dell’ampiezza del segnale EGG e da una brusca caduta in frequenza. Questa volta la massa vibrante della corda vocale aumenta, cosa che spiega la caduta della Fo. Dunque, entrambe le fasi di perturbazioni di frequenza possono essere spiegate da un fenomeno meccanico di disaccoppiamento, quasi istantaneo,  tra gli strati tissutali delle corde vocali.

La transizione tra i meccanismi laringei, possibile anche sulla stessa nota,  è accompagnata da un aumento marcato nel quoziente di apertura.

Questo aumento differenziale nel quoziente di apertura è facilmente percepibile su un glissando e accompagna il salto di frequenza che è caratteristico della transizione tra i meccanismi.

Questo fenomeno  non dipende né dal sesso dei soggetti né dal livello di allenamento vocale, allenamento che invece determina la capacità di renderlo non percepibile (ma non inesistente!) da un ascoltatore, riducendo per esempio l’intensità, attraverso la gestione della pressione sottoglottica e l’adattamento delle cavità di risonanza, che sono i fattori implicati nell’omogenizzazione dei registri e miscelazione dei meccanismi laringei ad essi soggiacenti.

Quando il cambio da M1 a M2 non è accompagnato da un salto di frequenza né visibile né udibile si continua comunque a osservare una brusca modificazione nell’ampiezza del segnale EGG,con significativa riduzione o aumento in intensità. clic Il brusco cambio di ampiezza del segnale EGG è un criterio per identificare il cambio di meccanismi mentre l’evidenza del salto di frequenza dipende dall’intensità del suono prodotto, catalizzatrice dell’udibilità del passaggio. Nel secondo caso ascoltato il cambio di meccanismo non è percepibile ed è rilevabile la sua presenza solo nel segnale EGG. Mentre dunque le analisi percettive e acustiche sono insufficienti a identificare e certificare un cambio di meccanismo, esso è rilevabile invece all’EGG.

Inoltre il confine tra i meccanismi è mobile. La transizione dal meccanismo M1 al meccanismo M2 durante una produzione ascendente avviene in genere a un’altezza più alta rispetto a una produzione discendente. E’ come se il sistema volesse ritardare la rottura o passaggio e mantenere lo stato di equilibrio corrente, cioè le caratteristiche del meccanismo da cui è partito. Questo potrebbe giustificare l’insistenza nella didattica del canto classico a preparare e far precedere il “passaggio di registro” per non arrivare al cambio bruscamente. Questa differenza di tonalità su cui compare il cambio di meccanismo tra scala ascendente e discendente conferma il noto concetto della parziale sovrapposizione del range di dominio dei meccanismi.

Come è possibile intuire dall’osservazione della sovrapposizione dei domini dinamici di frequenza e intensità dei due meccanismi in fonetografia, la zona di sovrapposizione è considerevole, mediamente di un’ottava. In questa zona potrebbe collocarsi quello che nella didattica viene definito registro medio effettuato con meccanismo M1 con mix verso M2 o viceversa. Esiste dunque una zona di sovrapposizione tra i meccanismi dove il quoziente di apertura può assumere valori simili, che dipendono dall’intensità vocale e dalla Fo del suono prodotto.

Vediamo come viene gestita da 2 tenori in una frase dell Furtiva lacrima dall’Elisir d’amore. Ferruccio Tagliavini, da MI a M2 mix1 per andare subito a M2, e poi ritornare sul M2 mix1. Pavarotti non abbandona mai M1 e scende solo a M1 mix2.

Come abbiamo già visto, sulla stessa altezza tonale, il quoziente di apertura avrà valori inferiori se il suono è prodotto in meccanismo M1 rispetto al meccanismo M2. Dunque, un fenomeno fisiologico come il cambio di meccanismo può essere effettuato anche sulla stessa nota in base agli obiettivi estetici del cantante.

Ciò dà risposta alla domanda a cui la definizione di registri come semplici ambiti tonali non avrebbe mai risposto. Come mai la stessa F° posso emetterla con modalità diverse. I meccanismi ci stanno dando una risposta basata sul comportamento laringeo, che è dato dal rapporto tra i muscoli che aumentano o diminuiscono il tempo di apertura.

In ognuno dei vari meccanismi ci sono dunque delle caratteristiche di forma e di ampiezza del segnale EGG, una variazione nella massa vibrante coinvolta e una variazione dell’area di contatto tra le corde vocali caratterizzanti.

La massa vibrante è maggiore nel meccanismo laringeo M1 rispetto al meccanismo M2, a causa di una partecipazione degli strati profondi della corda nel movimento vibratorio glottico. Questo spesso conduce a una più grande ampiezza del segnale EGG e una brusca fase di chiusura, mostrato da un forte picco.

La percezione ha dato luogo alla definizione di registro pieno in cui possiamo in relazione alla frequenza emessa, identificare le propriocezioni prevalenti avvertite nel corpo dal cantante come consonanze di petto e di testa, in gran parte legate a  differenze nella gestione del vocal tract.

L’abbassamento laringeo e il conseguente aumento della pressione sottoglottica ad esempio esaltano le componenti propriocettive nel torace, abbassando la frequenza delle formanti e scurendo quindi il timbro, mentre il mantenimento della forma del vocal tract al variare della nota, con senso propriocettivo di maggior lavoro del palato molle e del vocal tract superiore, la maschera o la testa, garantiscono il mantenimento dell’omogeneità del timbro cioè del rinforzo formantico. Ma sono propriocezioni appunto, non registri, il meccanismo laringei è sempre meccanismo 1.

Sempre in meccanismo 1 si parla comunemente di registro modale per indicare il parlato a prossemica ravvicinata, dove dunque le competenze del vocal tract sono neutre, non finalizzate né a ricerca estetica né a necessità di udibilità a distanza. Si parla invece di registro pieno nella gestione del vocal tract finalizzata in senso estetico (ad es nel canto lirico) e di udibilità (proiezione della voce) su una produzione che interessi l’intera estensione musicale della voce.

Si parla di ipercinesia laringea sempre in meccanismo 1 per descrivere voci patologiche disfunzionali in cui si assiste ad un aumento del tempo di contatto glottico, per mal uso o compensazione di patologie, e l’intervento delle false corde.

Le modificazioni della forma del vestibolo laringeo sono importanti determinatori di differenze timbriche e hanno anche influenza sul controllo della pressione retrograda sul piano glottico quindi in grado di alleggerire o accentuare il tempo di contatto. L’inclinazione tiroidea ad esempio, nota come qualità cry nel voicecraft, induce una riduzione del tempo di contatto conferendo alla voce qualità più morbida e timbro più rotondo, utile perciò anche in fase rieducativa nel paziente disfonico per un eloquio eufonico in registro modale.

Quando invece vi sia necessità di penetranza e proiezione della voce, onda evitare atteggiamenti ipercinetici, la riduzione dello spazio tra aritenoidi ed epiglottide ottiene un rinforzo acustico nella componente armonica compresa tra 2000 e 4000 Hz rendendo più facilmente udibile a distanza la voce.

Nell’arte vocale ciò conferisce al timbro una maggior brillantezza e smalto, essendo perciò atteggiamento risonanziale preferito da alcuni generi vocali.

Se alla riduzione dello spazio ariepiglottico che dona brillantezza e penetranza al timbro viene aggiunto un ampliamento dello spazio ipofaringeo e orofaringeo si ottiene una concentrazione del rinforzo armonico superiore più intenso ma ristretto ad una gamma compresa tra 2500-3000 Hz detta fromante del cantante lirico che fa percepire il classico timbro dell’impostazione del cantante lirico.

Nel caso del meccanismo laringeo M2, la massa vibrante coinvolta è molto piccola, le corde vocali vibrano solo nella loro parte superficiale. Il muscolo vocale non prende parte alla vibrazione. I segnali EGG sono ridotti in ampiezza e molto più simmetrici. I picchi glottici di apertura e chiusura di EGG hanno ampiezza paragonabile.

La sua percezione ha dato luogo alla definizione di registro di falsetto.

Ogni integrazione aggiuntiva di modificazioni del vocal tract ha fatto fiorire altri termini differenziali come ad esempio falsettone per distingere dal falsetto puro un falsetto a laringe abbassata con allungamento del vocal tract e relativo iscurimento timbrico.

Oppure quell’altra caratterizzazione di M2 effettuata con insufficienza adduttoria posteriore tipica di certe emissioni pop e descritta come Falsetto velato o semplicemente come qualità falsetto nel voicecraft.

Il fenomeno dello stop closure falsetto o damping realizza, per iperpressione posteriore delle corde vocali, la messa in vibrazione della sola porzione anteriore delle corde vocali con un contatto glottico di maggior lunghezza rispetto al falsetto e con maggior coinvolgimento del cover cordale nel passaggio dell’onda mucosa che quindi risulta di maggior ampiezza rispetto al falsetto. Si prevede quindi una fase di apertura più bassa che ci fa ipotizzare trattarsi di un meccanismo 1 piuttosto che 2, e quindi impropriamente definito come falsetto sia percettivamente che a livello fisiologico.

Quel che viene descritto come registro di FLAUTO è in realtà per caratteristiche glottiche un meccanismo 2 accoppiato a abbassamento laringeo, retrazione delle false corde, minor tensione longitudinale delle corde vocali.

Anche nello speech, quindi in quello che dovrebbe essere, in quanto modale, meccanismo 1, abbiamo invece la possibilità di voci che utilizzano altri meccanismi. Qui abbiamo un esempio di meccanismo 2 che riconoscerete senz’altro.

Il meccanismo M0 è usato molto di più nel parlato (descritto spesso col termine di fry vocale) e nel canto etnico, popolare, rock e contemporaneo, e corrisponde a un tipo specifico di oscillazione laringea in cui il ciclo vibratorio consiste in una lunga fase di chiusura e in una fase di apertura considerevolmente breve.

Il meccanismo laringeo M0 permette la produzione dei suoni più bassi della fonazione umana ed è caratterizzato da corde vocali molto corte, molto spesse e lasse. La fase di contatto è molto lunga in relazione alla durata del ciclo glottico. La forma del ciclo glottico non è necessariamente riproducibile da un periodo al periodo successivo e si può osservare un ciclo glottico periodico, con una frequenza molto bassa con impulsi non periodici, o cicli multipli (doppi e tripli).

Fisiologicamente, questo significa che la prima chiusura glottica, molto marcata, è accompagnata da una seconda che è molto meno pronunciata. Un’ipotesi fisiologica di partecipazione di una compressione laterale delle corde vocali potrebbe spiegare l’importanza della massa vibrante e quindi dell’inerzia del vibratore che permette la produzione di frequenze così basse.

Contrariamente ad altri meccanismi una sovrapposizione tra M0 – M1 non sembra esistere.

Nel meccanismo 0 rientra anche quello che è definito come vocal fry, emissione alle più basse frequenze possibili utilizzato anche nelle pratiche di riscaldamento vocale o in qualche caso usato nello speech in alternativa al meccanismo 1.

Nel meccanismo 0 rientrano anche tutte quelle emissioni accompagnate da contemporanea attivazione e vibrazione  delle false corde come nello stile Kargyra

o anche delle aritenoidi, con emissione maggiormente aperiodica, compressa e intensa rispetto al falsocordale, come sentiamo dalla voce di Tran Quang Hai o dal cantante rock e folk russo di origine tuvana Albert Kuvezin, o ancora, emissioni aritenoidee in meccanismo 0, sono riscontrabili nel canto inuit della popolazione katajaq in canada, o nelle corde dell’attore Matteo Belli, o nelle contaminazioni della pop star turca Tania Tagaq.

La transizione M2-M3 corrisponde ad una riduzione di una componente del sistema vibrante laringeo, cioè una ulteriore riduzione della parte vibrante delle corde vocali che permetta l’accesso alle più alte frequenze. Esisono almeno 2 atteggiamenti morfologici che permettono di realizzare questo: come il fenomeno dello stop closure posteriore, come se ne fosse una evoluzione con ulteriore riduzione della porzione vibrante e dell’onda fino alla improvvisa creazione di un minimo orifizio anteriore in assenza di vibrazione della mucosa.

In analogia allo stop closure falsetto lo abbiamo chiamato stop closure whistle.

In aggiunta a tale fenomeno meccanico, puramente laringeo, può essere innescato da un fenomeno vocal tract dipendente. Ciò giustificherebbe la frequente intensa modificazione del tratto ipofaringeo e faringeo nella gestione dei suoni estremi acuti in M3.

 Un altro meccanismo riscontrato in suoni percepiti come fischio e urlo è caratterizzato da corde vocali molto sottili e allungate, con grande riduzione (debole ampiezza del segnale EGG), a volte assenza, della parte vibrante della corda rispetto al meccanismo M2, ed è possibile che non ci sia contatto tra le corde durante la fonazione.

Abbiamo notato questa alternativa, che abbiamo definita fischio laringeo, maggiormente presente nelle voci femminili mentre il comportamento stop closure è risultato più comune nelle voci maschili. Il fischio laringeo è caratterizzato rispetto al meccanismo 2 da un ulteriore assottigliamento e rigidità della massa cordale con aumento di tensione longitudinale del cover cordale con conseguente riduzione dell’onda mucosa e della sua ampiezza al solo bordo libero con scarso contatto glottico. Immaginiamo che la differenza tra comportamento stop closure più maschile e di fischio laringeo più femminile sia dovuta alla diversità di estensione vocale tra uomo e donna e quindi a diversi comportamenti necessari per realizzare le stesse altezze tonali iperacute.

L’incapacità nella realizzazione dello stop closure rende impossibile il fischio alla voce maschile, vediamo qui infatti il deterioramento del suono quando manca la realizzazione della tenuta adduttoria posteriore.

Il fischio può essere realizzato infine anche in atteggiamento fonatorio ingressivo, cioè inspiratorio.

A livello spettrografico abbiamo sintonizzazione F1-FO, talmente intensa da apparire quasi come un suono puro. Più è presente questa sintonizzazione più la percezione ci porta a identificare il suono come registro di fischio. Esempi celebri Adam Lopez e Georgia Brown.

Ricapitolando allora in M3 abbiamo questi 2 tipi di atteggiamenti laringei che giustificano i termini percettivi assimilabili a questo meccanismo cioè fischio, flauto, sibilo e urlo (Fussi-Di Corcia, 2010).

Oggigiorno, la definizione di registro di Garcia è una tra le più citate nella didattica.

Quando Manuel Garcia presentava il suo lavoro all’Accademia Francese delle Scienze nel 1840, scriveva: “ attraverso la parola registro noi intendiamo una serie di toni consecutivi e omogenei che vanno dal più grave al più acuto, prodotti attraverso lo stesso principio meccanico, e la cui natura differisce essenzialmente da un’altra serie di toni ugualmente consecutivi e omogenei prodotti da un altro principio meccanico. Tutti i toni che appartengono allo stesso registro sono di conseguenza della stessa natura, a prescindere dalle variazioni di timbro e forza alle quali uno li sottoponga”.

La nozione di omogeneità deve essere dunque riferita al principio meccanico di produzione, cioè al meccanismo glottico. I diversi autori che si riferiscono all’omogeneità timbrica del suono per identificare i registri sono tratti in inganno da fenomeni percettivi che fanno ricondurre la definizione di registro a significati timbrici da cui il concetto di registro laringeo dovrebbe prescindere.

Perciò, i termini fry, strohbass e pulse, nascono in riferimento agli impulsi che caratterizzano la percezione di frequenze molto basse (con significato di ambito tonale). I termini pesante (heavy) e leggero (light) si ricollegano sia all’aspetto morfologico delle corde vocali che al peso percettivo dell’emissione, sottile e spesso alla massa cordale. Il termine modale origina per descrivere il modo normale dello speech, cioè senza inferenze legata ad adattamenti del vocal tract. I termini di petto e testa si riferiscono alle sensazioni di vibrazione sentita a livello del petto o della testa (propriocezioni di consonanza vibratoria).  Il termine  falsetto nasce per suggerire la qualità acustica del suono prodotto in contrapposizione al suono pieno. I termini flageolet, flautato, di fischio e sifflet e sibilo si riferiscono alla produzione di altezze tonali sovracute per analogia percettiva al timbro che si ottiene con questi strumenti musicali.

Nella loro esperienza vocale, i cantanti sono abituati a definire con il nome di registro gruppi di suoni caratterizzati da qualità acustiche (es. aperto e coperto) o da sensazioni propriocettive (es. petto e testa) legate alla loro produzione.  Questa nozione di registro si contrappone a quello di meccanismo vibratorio laringeo ma i confini tra i registri non necessariamente corrispondono a quelle osservate tra i meccanismi; in altre parole, la classificazione dei registri non copre esattamente quella di meccanismi.

In questo modo alcuni registri possono essere descritti come diversi sebbene siano prodotti dallo stesso meccanismo laringeo, in quanto la loro terminologia viene applicata a fenomeni non coincidenti col solo vibratore (ad es. falsetto e falsettone sono in meccanismo 2, petto e testa in meccanismo 1).

La definizione di Manuel Garcia corrisponde più alla definizione di meccanismi vibratori laringei che non a quella di registri.

In realtà, le emissioni che assicurano le produzioni delle altezze più basse, conosciute con i termini fry, strohbass, e pulse sono identificati come prodotti dal meccanismo M0.

I termini registro heavy, normale ,modale e di petto, la modalità spessa, descrivono realtà percettive prodotte nel meccanismo M1.

I termini falsetto, di testa per le donne,  modalità sottile e registro leggero sono termini per emissioni prodotte nel meccanismo M2.

Infine, i termini usati per registri associati alla produzione di suoni sovracuti (fischio e flageolet) corrispondono al meccanismo M3.

La voce mista ( media o mezza voce) è più spesso prodotta negli uomini con il meccanismo M1 e nelle donne con quello M2. E non è il risultato di processo laringeo intermedio, nonostante quello che le caratteristiche acustiche potrebbero suggerire.

Per riassumere:

Le brusche modificazioni nell’ampiezza del segnale EGG caratterizzano il cambio del meccanismo.

I meccanismi sono identificati dai cambiamenti del segnale EGG e del quoziente di apertura, e sono direttamente correlati ai cambiamenti nella configurazione meccanica del vibratore laringeo.

Gli ambiti tonali producibili dai vari meccanismi non sono contigui ma si sovrappongono l’un l’altro, particolarmente nel caso dei meccanismi M1 e M2.

I suoni prodotti da uno stesso meccanismo possono presentare grandi variazioni di timbro e di intensità.

La modificazione del timbro e le sensazioni propriocettive alle quali essi sono associati hanno contribuito alla fioritura dei vari termini che poi sono stati classificati come registri.
L’uso esclusivo o privilegiato di un meccanismo piuttosto che di un altro dipende dal tipo di produzione (parlato o cantato), il genere e il contesto culturale.

Per quanto riguarda la voce cantata è principalmente il contesto estetico che dirige la scelta del meccanismo usato, sviluppando l’omogeneità delle transizioni (come in genere nel canto classico, dove uno dei fini è rendere impercettibile tale cambiamento) o al contrario rendendolo nettamente percepibile anche con contrasti di timbro vocale.